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Come socializzare con un cane correttamente

Uno dei principali fraintendimenti che avvengono fra uomo e cane è proprio questo: la convinzione che tutti i nostri amici pelosi gradiscano le effusioni. Ma non è esattamente così, vediamo perché e quali accorgimenti possiamo usare.

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Il cambiamento socio-culturale, l’ondata animalista, l’evoluzione delle nostre abitudini e stile di vita, l’epoca Disneyana…sono tanti i fattori che (fortunatamente!) ci hanno portato a modificare completamente il modo in cui vediamo i nostri amici a 4 zampe, soprattutto nel mondo occidentale. Purtroppo però, ai lati positivi si sono andati sommando anche quelli negativi; la visione totalmente antropocentrica che abbiamo del mondo (e di conseguenza degli animali che lo popolano), ci porta a pensare che i cani abbiano i nostri stessi sentimenti, che provino le nostre medesime emozioni, che abbiano gusti, interessi ed esigenze identificabili con le nostre.

In realtà non funziona completamente così. I cani restano comunque animali, con i loro limiti e le loro necessità, talvolta compatibili con le nostre, altre volte no…ma è proprio per la loro unicità e diversità rispetto a noi che li amiamo, no?

Una delle situzioni che più spesso provoca fraintendimenti comunicativi tra uomo e cane, è proprio quella che comporta un avvicinamento. Noi umani siamo soliti arrivare sicuri e decisi verso il nostro obiettivo, a schiena dritta, testa alta, magari un bel sorriso stampato sulle labbra e il braccio rigido davanti a noi pronto per una serrata stretta di mano. Eh già, peccato che tutti questi atteggiamenti siano invece potenzialmente interpretati dal cane come segnali di minaccia. Ma perché sottolineo potenzialmente? Perché dipende da alcuni fattori:

  • Quanto il cane è socializzato con gli esseri umani in generale
  • Quanto il cane è socializzato con quella specifica persona
  • Che grado di confidenza ha il cane con l’ambiente esterno in generale
  • Che livello di sicurezza di sé ha il cane
  • Che livello di reattività/irritabilità ha il cane

Ci sarebbero altre cose più specifiche da citare, ma mi soffermo su queste che valgono praticamente per tutti gli individui, senza distinzioni. Questi 5 fattori ci danno già un’ottima idea di quante sono le variabili indogene (interne) ed esogene (ambientali) che contribuiscono a delineare la reazione del cane. Se non conosciamo il cane al quale vogliamo avvicinarci, è sempre buona norma chiedere prima il permesso al suo conduttore. Il problema è che purtroppo anche molti proprietari non hanno ben chiaro il disagio o ancor peggio la paura che il cane prova nel subire passivamente l’avvicinamento di uno sconosciuto, per questo è opportuno fidarsi più delle posture e dell’atteggiamento che il cane mostra nei nostri confronti…con questi accorgimenti non possiamo sbagliare!

Il cane manifesta uno o più segnali calmanti

Osservati e studiati fin dalla fine degli anni ’80 dalla celebre studiosa Turid Rugaas, i segnali calmanti sono ormai considerati una pietra miliare della cinofilia. Rotazione della testa di lato, abbassamento dello sguardo, leccamento del naso, immobilizzazione (freezing), sbadiglio…solo per citarne alcuni. In questo caso il cane sta cercando di gestire una situazione che forse avrebbe preferito evitare. Pensiamoci bene prima di ignorarli! Sono davvero fondamentali e tutti i proprietari dovrebbero conoscerli, onde evitare spiacevoli fraintendimenti. A tal fine vi suggerisco “L’intesa con il cane, i segnali calmanti 25 anni dopo”, di Turid Rugaas, edizioni Haqihana.

Il cane è palesemente sul piede di guerra

Che lo faccia in maniera attiva (con il pelo dritto, i denti in mostra e la coda alta) o in maniera passiva (la schiena ricurva, la coda tra le gambe, il ringhio a bocca chiusa), è sempre sbagliato provocare un cane che sta palesemente mostrando un comportamento aggressivo. Non ci scordiamo che altro non si tratta che di una forma di adattamento, non c’è nulla di innaturale in questo (tranne che nei casi patologici). E allora perché insistere a voler provocare un conflitto? Cerchiamo una soluzione alternativa.

Il cane è decisamente impaurito dalla nostra presenza

Che si tratti solo di paura o vera e propria fobia, poco importa. Il fatto che il cane non sia pericoloso come quello sopra, non rende l’approccio meno eticamente scorretto. Il cane si nasconde, abbassa la testa, mette la coda tra le gambe, cerca di rimpicciolirsi il più possibile. Ma poi…siamo veramente sicuri che questo tipo di comportamento renda il cane meno pericoloso di quello sopra? O forse lo è ancora di più perché l’atteggiamento non palese lo rende difficilmente interpretabile? Credetemi, meglio non rischiare.

Escluso tutto quanto sopra, possiamo valutare la possibilità di avvicinarci. Ma come?

  1. Mettiamoci leggermente di lato rispetto al cane, mai in posizione frontale;
  2. Facciamo finta di seguire il tracciato di un’ellisse invece che una linea retta nell’avvicinarci, questo ci rende meno minacciosi ai suoi occhi ;
  3. Fermiamoci a poco più di 1 mt. di distanza, cerchiamo di capire se il cane ha voglia di esplorarci;
  4. Teniamo le mani lungo i fianchi, stiamo fermi, non fissiamolo negli occhi e lasciamo che ci annusi;
  5. L’ideale sarebbe avere dei bocconcini gustosi in mano e lasciarglieli mangiare, così che ci associ a qualcosa di positivo.

Non ha funzionato? Il cane ha scelto di non avvicinrsi? Pazienza, se siamo davvero amanti degli animali dobbiamo rispettare la loro scelta, vorrà dire che ci riproveremo la prossima volta. Nulla ci vieta comunque di lanciare piano piano qualche bocconcino al cane in segno “di pace”.

Si è avvicinato, ci ha annusato e leccato la mano? Bè, possiamo dire che è fatta, ci siamo appena guadagnati un amico!

Dott.ssa Lisa Pugliese

Educatrice e Istruttrice Cinofila

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